Lettonia: il partito filorusso ha vinto le elezioni, ma non governerà

Ieri, il partito “Centro dell’Armonia“, di opposizione filo-russo, ha ottenuto il 31,7% dei suffragi vincendo così le elezioni legislative anticipate. I risultati dello spoglio, resi noti dalla Commissione elettorale nazionale, lo danno davanti al Partito della Riforma dell’ex presidente Valdis Zatlers, con il 19,7%, e al Partito dell’Unità del premier Valdis Dombrovskis (17,3%), mentre l’Alleanza Nazionale, l’opposizione nazionalista, ha avuto il 12,64% dei consensi, davanti all’Unione dei Verdi e degli Agricoltori, che fa parte della maggioranza di governo. 

Però, nonostante l’ottimo risultato ottenuto, il “Centro dell’Armonia” non ha una maggioranza sufficiente per governare da solo il paese e probabilmente restarà escluso dal Governo e dalla guida del Paese. lettoniaAnche se è appoggiato dalla minoranza russofona che costituisce il 27% dei circa 2,2 milioni di abitanti del Paese baltico, è tenuto a distanza dalle altre formazioni politiche per via dei suoi legami con il partito Russia Unita del premier russo Vladimir Putin. Quindi, come ha anche dichiarato Ivars Ijabs, politologo all’università di Lettonia, “Una coalizione fra il partito della Riforma di Zatlers, il partito dell’Unità e dall’Alleanza Nazionale pare la più probabile”.

Zatlers

A partire dalle elezioni dell’ottobre 2010, quando il governo di centrodestra di Dombrovskis aveva ottenuto la maggioranza, sono state tutte inutili le misure per far risollevare il Paese dalla forte recessione economica e il malcontento nel popolo, che si lamenta per la corruzione e lo strapotere degli oligarchi (un piccolo gruppo di uomini d’affari legati all’Unione dei Verdi e dei Fattori), si è ingrandito e si è esasperato sempre di più. Perciò Valdis Zatlers, Presidente della Replubblica Lettone dall’ 8 luglio 2007 all’8 luglio 2011,per frenare la corruzione dilagante e spezzare il potere degli oligarchi ha indetto lo scorso maggio un referendum sullo scioglimento del Parlamento, che i lettoni hanno approvato con ampio margine in luglio. Però il Parlamento si è vendicato a giugno negandogli un secondo mandato e portando alla presidenza l’ex banchiere Andris Berzins.