Durban, accordi difficili a causa della rigidità europea

Il problema più impellente su cui si sta discutendo al vertice di Durban è il problema del riscaldamento globale che, secondo studi auterovoli, nei prossimi anni aumenterà mediamente circa tre gradi, mentre in Africa l’aumento previsto sarà di oltre 5 gradi, il che corrisponderebbe ad una vera e propria tragedia.

Sono principalmente due le trattative su cui si sta lavorando. Da una parte si cerca una messa a punto ed una realizzazione della Conferenza di Bali, mentre dall’altra si vorrebbe arrivare ad un rinnovo del Protocollo di Kioto con una nuova sottoscrizione e un nuovo accordo vincolante. Ma la soluzione definitiva appare sempre più lontana e quindi per il momento non c’è nulla di concreto.

Al momento, poichè in tutto il mondo, e ovviamente soprattutto in Europa, si è concentrati sulla crisi dell’euro e della finanza mondiale, allora la questione climatica è tenuta in secondo piano. E’ proprio a causa di questa crisi che attanaglia il globo che non si riesce a raggiungere l’accordo finale perchè quasi nessun paese è disposto a firmare un accordo giuridicamente vincolante che prevede pesanti sanzioni per chi non dovesse rispettare il patto. Ad aggravare la situazione c’è anche, secondo fonti ufficiose, la spaccatura che divide l’Unione Europea.

Elisabetta Gradini, parlamentare europea che sta partecipando al vertice, ha commentato così : “Ho trovato un clima meno entusiasta, più pacato, più sobrio. Diciamo che qui c’è il fallimento delle posizioni ideologiche e delle grandi dichiarazioni ad effetto; chi invece ha creduto in questo vertice, ed io mi metto tra questi, in un modo pragmatico avendo come obiettivo la tutela dell’ambiente e lo sviluppo dell’economia, credo che possa dire di aver trovato conferma alle proprie aspettative. Io sono convinta che qui in Sud Africa, con meno riflettori, pressione mediatica e con meno aspettative, possiamo imboccare una strada pragmatica e concreta che ci consenta di lavorare un po’ più serenamente e concretamente. E’ evidente che non si può andare al di sotto di alcuni risultati, altrimenti il fallimento del vertice sarebbe certo, ma io sono fiduciosa che questo non accada”.

La strategia dell’Italia, uno dei paesi che più si sta battendo per giungere ad un buon compromesso, è quella di trovare un accordo ponte e una posizione negoziale flessibile per poter inglobare paesi come Cina, Brasile e Sudafrica in modo tale da “costringere” anche gli USA a sottoscrivere il concordato.