Lavoro, Monti: la crisi non è finita, la riforma non si tocca

Mario Monti difende la sua riforma del mercato del lavoro davanti alla platea del forum Confcommercio di Cernobbio: “Qualunque sia l’esito di questo governo, che mi auguro sia positivo, non cercherò il consenso che non ho cercato fino ad adesso”, “a differenza degli altri uomini e donne politici e politiche non ho cercato questa posizione”, ha aggiunto. “Questa strana formula, ‘salvo intese’ che non è uscita

per assonanza con Salva Italia, significa salvo intese fra i membri del governo e il capo dello Stato” e nessuno può pensare che questa formula rappresenta un lascia passare per modificare in parlamento il testo varato.

Il premie avverte che la crisi non è alle spalle e che la situazione dell’Italia “non è brillante”. Sono false le promesse di chi crede che “in cinque mesi si siano risolti” i nodi della crisi, anzi, esiste il rischio di un riverbero in Italia delle serie difficoltà in cui imperversa la Spagna. Il governo, dunque, andrà avanti sulla riforma del lavoro e se ne “assume tutte le responsabilità “, pur riconoscendo “l’ultima parola al Parlamento”.

Davanti alla platea, Monti tiene a precisare e spiega che il suo metodo non è quello della politica tradizionale: “In passato chi ha governato ha ascoltato troppo le categorie” anche a discapito dell’interesse nazionale. E’ sempre facile dire di sì a tutti, avendo una parvenza di coscienza sociale” quando in realtà fin ora “si è scaricato il peso sociale sulle inermi spalle di bambini che sarebbero nati decenni dopo e che ora sono i nostri giovani”. dal passato che arrivano i “mali” dell’Italia ai quali non c’é rimedio se non cambia il metodo di approccio.

Monti a viso scoperto e con Angelino Alfano in prima fila ad ascoltarlo, ha criticato anche il governo precedente dicendo che “Se si fosse riconosciuto più di un anno e mezzo fa che l’Italia aveva un’urgenza rispetto all’Europa, piuttosto che negarlo” le cose sarebbero state meno complicate. “E’ stata la colpevole tardività del precedente governo nel riconoscere il problema, lo dico come cittadino che si sente leso da quelle omissioni, che ha determinato il fatto che oggi sia ancora piu difficile mettere l’Italia su un sentiero di crescita e costretto ad aumentare tasse”. Poi però riconosce anche il “grandissimo senso di responsabilità “ nell’appoggiare un governo tecnico da parte del PDL e, riferendosi a Bersani, gli riconosce i meriti di aver iniziato il processo di liberalizzazioni quando era ministro del governo Prodi.