La Camera vota sì al decreto svuota carceri

Con 420 sì, 78 no e 35 astenuti, la camera ha accordato la fiducia al governo sul decreto “svuota carceri”. Lo scenario politico della Camera è rimasto invariato: favorevoli Pdl, Pd, Terzo polo; contrari Lega, Idv e Noi Sud; i Radicali si sono astenuti. Martedì prossimo ci sarà il voto finale sul provvedimento.

La guardasigilli Paola Severino, in conferenza stampa a Montecitorio, subito dopo il voto, ha dichiarato che “questo provvedimento non è nè scaricabarile, nè una resa dello Stato, chiamarlo “Svuota Carceri”, è sbagliato, io lo chiamerei salva carceri”.

Tra i punti più importanti del decreto ci sono: la possibilità di scontare gli ultimi 18 mesi di detenzione ai domiciliari (prima era previsto un massimo di 12 mesi); la chiusura, entro il 31 marzo del prossimo anno, degli ospedali psichiatrici giudiziari; i domiciliari, in prima istanza, per reati minori di competenza del giudice monocratico e, in seconda istanza, in camere di sicurezza; infine (la parte più contestata), l’emendamento introdotto da Luigi Lusi (Pd), che retrodata al 01/07/1988 la possibilità di chiedere risarcimento per ingiusta detenzione. In merito a quest’ultimo emendamento la coalizione di maggioranza ha presentato un ordine del giorno per chiedere che il governo si impegni a ripianare la disparità di trattamento tra chi si ritrova a monte o a valle di tale data.

Antonio Di Pietro, Idv: “Ancora una volta si assiste a una resa incondizionata dello Stato ai criminali e ai delinquenti”. Poi incalzando:“Siccome mancano i posti letto nelle carceri allora si mettono in condizione le parti lese, i cittadini, di ritrovarsi aggrediti da quello che il giorno prima li aveva aggrediti. Serve un’edilizia carceraria migliore – aggiunge – non dei condoni ogni due anni con un atto di resa dello Stato ai delinquenti”.

Umberto Bossi, Lega Nord: “Siamo contrari, tutte le volte che hanno approvato provvedimenti così, non hanno funzionato. Speriamo che stavolta funzioni”.

La replica del ministro Severino: “Non è una resa e nemmeno uno scaricabarile (come chiamato da Rodolfo Paolini, Lega Nord). In ogni caso sarà il giudice a decidere sul blocco del meccanismo delle porte girevoli. Un detenuto può essere mandato a casa, o nelle strutture idonee o in carcere.

Giudo Melis, Pd: “Era ora di mettere fine alla propaganda su fantomatici piani carcere. Ciò non toglie che la questione carcere resti drammaticamente aperta dopo questa buona legge. C’è ancora moltissimo da fare”.

Un sì condizionato dal Pdl, così Manlio Contento: “noi votiamo questa fiducia, ma lo facciamo con il dovuto senso critico: il governo tecnico assume comportamenti da governo politico”.