La blogger siriana rapita non esiste. In realtà è un americano quarantenne

Amina Arraf non esiste. La blogger siriana di cui si era appresa la notizia del rapimento pochi giorni fa, in realtà non è altro che un’identità falsa creata da un ragazzo americano.

Tom MacMaster ha 40 anni e vive ad Edimburgo dove studia per un master e si interessa di Medioriente. Insieme alla moglie Britta Froelicher, anche lei studentessa alla stessa università ed in procinto di concludere un dottorato sullo sviluppo economico siriano, avevano deciso di aprire un blog e raccontare le stragi che stanno avvenendo in Siria negli ultimi mesi. Spacciandosi per una ragazza lesbica, informavano il mondo sulle proteste e le repressioni nel paese.

Ma subito in molti, tra gli internauti, si sono mostrati scettici riguardo la sua esistenza. A Damasco nessuno sembrava conoscere la giovane donna e le ricerche sull’origine dei suoi post portavano sempre a server esteri. Nello specifico, scozzesi. Grazie all’aiuto di giornali come il Washington post e di siti come Electronic Intifada , la bufala è stata smascherata.

Anche la foto utilizzata per creare il profilo di Amina non appartiene ad una ragazza siriana, bensì ad una ragazza londinese, Jelena Lecic, completamente ignara dell’accaduto. Tom, infatti, ha “preso in prestito” l’immagine dal suo account Facebook.

L’uomo si difende affermando di non aver mai avuto intenzioni di creare danni e che le notizie da lui raccontate corrispondono solo a verità in quanto è sempre stato in contatto con molti all’interno della Siria.

Intanto, chi protesta nel paese ha preso molto male l’accaduto. Sami Hamwi, direttore di Gaymiddleeast.com ha dichiarato, rivolgendosi a MacMaster: “Noi dobbiamo affrontare così tante difficoltà che tu non puoi neanche immaginare. Quello che tu hai fatto ha danneggiato molti, ci ha messi tutti in pericolo, questo può aver suscitato dubbi sull’autenticità dei nostri blog, delle nostre storie, di noi stessi”.

Nonostante l’intenzione della coppia fosse di sensibilizzare il mondo sugli avvenimenti siriani, molti attivisti hanno ritenuto questo gesto altamente pericoloso, soprattutto per la loro credibilità.