Oltre i confini dei mondi con il fumetto tra oriente e occidente

 

Alle voci di un ennesimo ritorno di alcuni Comics, i lettori più affiatati si chiedono se è una mossa di marketing fine a se stessa o se davvero si pensa di voler dire qualcosa di serio ai ragazzi, così come si è detto quando i disegnatori mangaka, esperti, progettavano quello che gli adulti hanno già imparato. Il valore di una reintroduzione di un mondo di sensi e significati non è soltanto una mossa di mercato, o almeno non si capirebbe se si tratterebbe di un ritorno legato alle contingenze del disegnatore o se davvero è riferito a un’azione maieutica. L’importanza del lettore e della fiducia che gli viene data è quel rafforzamento del sodalizio tra storia e tempo delle idee.

Sotto le strisce e le vignette ci sono tradizioni che sono importanti come nel caso della storia dei manga. L’universo fluttuante di ciascun ukiyo-e inizia a diffondersi al di là dell’oriente dall’apertura del paese all’occidente, nel 1868. Il cosiddetto stile liberty deriva in effetti dalle xilografie che avvolgevano le porcellane destinate all’esportazione, fin dal 1192. La delicatezza e la precisione delle stampe giapponesi conserva quel minimalismo che caratterizza i filamenti delle tessiture che fanno gola ai collezionisti. Nei mangaka, disegnatori esperti dei manga, il rispetto per la cultura dalla quale le immagini hanno preso spunto è immutato, in un atteggiamento che supera l’ironia e diventa satira, forma di territorialità della critica e quindi del pensiero.

C’è un elemento religioso che riguarda la sedimentazione del fumetto orientale. In un primo modello di raccolta dei dati che riguardano i diversi piani discorsivi che vengono messi in campo il bianco e nero ha un ruolo primario. È inerente a un’idea di soprannaturale che dalla memoria della tradizione si arriva al colore applicato alle inserzioni figurative. Un esempio è negli stessi Han’yo, anime del folklore giapponese spesso emarginate a causa della loro natura di creature rimaste al confine tra divinità e esseri normali. Inuyasha, anti-eroe ma naturalmente legato ai fatti degli umani, è un risolutore magico dei guai che combinano i suoi amici adolescenti. Oltre il tempo e lo spazio lo sciamanesimo diventa un’irruzione della rinascita della sinergia tra il colore della forma e la logica creativa che distrugge le fasi metanarrative, pur presenti come inserzioni tra le pagine.

Il cibo immaginifico che il fumetto pone come campionatura delle espressioni dà un movimento alle anime che è reso esplicito dalla linearità dei livelli discorsivi delle azioni. Dalle strisce made in Honk Kong fino ai manhua, fumetti cinesi che rispettano i canoni del manga, a assumere un ruolo fondamentale è la sensibilità agnostica delle figure come unità del pensiero. Le pagine sono soltanto imago-centrismi del pensiero mnemonico. Quante serie interrotte popolano la cultura dei mangiatori di fumetti, dai Marvel ai più rari? La coltura di una sorta di alterazione del senso è intrisa della tenacia morale che dal creatore dello storyboard arriva al lettore. Un malessere che avvertirebbe chiunque capisse che lo stendere il colore non è soltanto un lavoro di squadra ma, soprattutto, un regalo che si propaga come al di là delle logiche del lavoro, del mercato, della gerarchia sociale, dello sfruttamento delle risorse.

Lo sbloccare patterns di uno stato avanzato della storia che è rimasto bloccato in precedenza è uno dei metodi più certi che la narrazione mira a conservare, anche nel caso dei cloni dei manga made in Honk Kong. Che si sia favorevoli o meno alla riproducibilità delle creature oniriche e sognanti della favola orientale, il consenso alla significazione semplice, disinibita, dell’arte orientale fa della predestinazione una texture di miscele chiare, al di là delle classificazioni della modernità. Può considerarsi un’impaziente discriminazione quella che vuole confrontare due culture spesso contrapposte. Almeno se si tratta di fare dell’arte figurativa una forza sociale sempre essenziale almeno tra i più giovani. In entrabi i casi la riflessione sulla situazione culturale è al centro della prismaticità di una sintesi della quale i disegnatori di manga e di fumetti sono sempre consapevoli.

Silvia Redente