Andrew Wilfahrt: la storia di un soldato gay sotto al DADT

Andrew si è arruolato per evitare che in guerra ci andassero dei padri di famiglia. Questo è il ricordo piu vivido che tutti hanno di lui, militare gay dichiarato.

Essere un soldato non è facile. Molte persone trovano immorale scegliere di lavorare nell’esercito. Altre trovano deplorevole essere nell’esercito se non si è “veri uomini”. Andrew Wilfahrt ha vissuto entrambe  queste “discriminazioni”. Andrew era una giovane soldato gay. Era, perchè è morto in Afghanistan.
Andrew ha deciso di diventare un militare a 29 anni, dopo esser cresciuto come gay dichiarato in Minnesota, perchè voleva pagarsi gli studi e evitare che si arruolassero dei padri di famiglia. Meglio lui, ragazzo giovane e single, che un padre a carico di moglie e figli.

Un pensiero nobile il suo, dicono mamma e papà, che raccontano di lui con le lacrime agli occhi. Quando annunciò di volersi arruolare il padre lo appoggiò, la madre rimase basita dalla scelta del figlio. Nessuno sapeva come avrebbero trattato un ragazzo omosessuale in caserma. Ma Adrew era deciso. “Anche lui aveva dei dubbi – racconta il padre – per cui iniziò a lavorare molto su di sé. Iniziò a irrobustire il fisico, ad impostare la voce in modo da non lasciar trapelare il suo orientamento, anche se non è mai sembrato troppo gay. Una barriera scomoda per lui che fin dal liceo si era battuto per i diritti lgbt. Ma non poteva rischiare di esser preso di mira. Era un ragazzo tutto d’un pezzo, a compartimenti stagni, disciplinato e ostinato”.

Poi una volta entrato nell’esercito le cose sono cambiate. Andrew si è conquistato la fiducia e il rispetto dei suoi compagni, fino ad aprirsi e raccontare loro chi era davvero. “Un giorno chiamò a casa e disse: ‘Tutti sanno di me e a nessuno importa!Aveva vinto la sua battaglia. Aveva trovato nell’esercito quella fratellanza che tanto gli mancava nel mondo gay. Con i commilitoni riusciva ad aprirsi e a parlare di sé molto più che con i suoi amici.

Poi il suo reparto fu mandato in Afghanistan. A dicembre dell’anno scorso finalmente il Presidente Barack Obama chiese la fine Don’t Ask Don’t Tell. Andrew si rese conto di aver vinto la sua seconda battaglia. Lui come tutta la minoranza gay dell’esercito americano finalmente poteva vedersi riconosciuto il diritto di vivere alla luce del sole. Purtroppo: “Dopo due mesi da questa vittoria personale, le terre che ospitavano mio figlio, quel ponte che aveva fatto mille volte, è esploso con loro sopra. Andrew è morto difendendo il suo compagno”. Ecco le ultime parole in ricordo di Andrew da parte di due genitori che ora, in Minnesota, vogliono continuare a combattere in memoria del proprio figlio. Sono diventanti pubblicamente sostenitori della Marriage Equality e stanno mobilitando l’opinione pubblica per ottenerla, in onore di Andrew. E come molti altri genitori attendono con ansia di capire quando la fine del DADT verrà resa effettiva in tutti gli Stati Uniti. Forse è solo questione di giorni…

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