Italia in “recessione tecnica”: Pil 2012 -0,5%

Nel 2011 l’Italia ha registrato una crescita del Pil dello 0,5%: a rilevarlo è l’Istat, che ha pubblicato i dati corretti dagli effetti di calendario e rivedendo al rialzo la precedente stima che vedeva il pil a +0,4%, però, il quarto trimestre 2011 ha visto un calo dello 0,7% rispetto al precedente trimestre.

Il 2012, è cominciato con una crescita acquisita negativa a -0,5%, ovvero la crescita che si verificherebbe per il puro effetto trascinamento del 2011 se in tutti e quattro i trimestri dell’anno si registrasse crescita zero. Essendoci due trimestri contigui con crescita negativa, la recessione è ufficiale. C’è da rilevare che il dato del primo trimestre 2012 risulta migliore della stima preliminare del 15 febbraio che dava il Pil a -0,6%.

Rapportando il dato di crescita dell’Italia con l’Eurozona, l’Italia risulta al di sotto della media eurozona. Secondo l’Istat, infatti, nel complesso il Pil dei paesi dell’area Euro è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è salito dello 0,7% su base annua.

I paesi dell’Ocse risultano in crescita. L’attività economica dei i Paesi dell’area Ocse risultano in crescita a gennaio: il superindice è salito a 100,9 punti dai 100,5 di dicembre. Il dato, resta più basso di 1,6 punti percentuali rispetto a un anno prima ma continua a segnalare un trend positivo. Perl’Eurozona, il superindice è salito di 0,2 punti a 98,7, e l’Italia (+0,4 a 96,6).

Le economie trainanti risultano essere gli Stati Uniti (+0,7 a 102,5) e il Giappone (+0,5 a 102,6) ma l’Ocse sottolinea che “segnali più forti, anche se timidi, stanno cominciando a emergere in tutte le principali economie Ocse e per l’Eurozona nel suo insieme”.

Al di fuori dell’area, i dati indicano “segnali più forti di cambiamento positivo” per India (+0,7 a 96,7) e Russia (+0,2 a 102,1); la Cina rallenta (-0,6 a 98,4), il Brasile una “crescita al di sotto della media” (-0,2 a 93,2).

Nell’insieme, le prime sette economie mondiali fanno segnare +0,5 a 101,2, mentre le cinque principali economie asiatiche (Cina, India, Indonesia, Giappone e Corea) registrano in gennaio un dato invariato a 99,1.