Dati Istat: divario retribuzioni-prezzi ai massimi dal 1995

Arrivano i dati Istat di dicembre che fotografano una situazione davvero sconfortante: il divario tra il livello medio dei salari e il livello medio dei prezzi ha raggiunto livelli di ampiezza tali da stabilire un nuovo record negativo (per ritrovare la stessa forbice di distanza tra tali indici bisogna ritornare indietro nel tempo fino al lontano 1995). A dicembre la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,4%) e il livello d’inflazione (+3,3%), su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,9 punti percentuali.

L’Istat ha rilevato che Il valore tendenziale della crescita delle retribuzioni è il più basso dal 1999 con una sensibile frenata registrata durante il 2011 rispetto al 2010 dello 0,8%.

Nei diversi settori, gli aumenti significativi si registrano per il comparto militare (3,3%), forze dell’ordine (3,1%), gomma, plastica e lavorazioni minerali non metallifero (3,0%). Mentre le variazioni meno significative si registrano nei comparti ministeri e scuola (per entrambi l’aumento è dello 0,2%), regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale (0,3% in ambedue i casi).

Aumenti a doppia velocità quindi, con i salari a rilento e l’inflazione che impazza. Il risultato? Perdita del potere di acquisto dei salari e conseguente sfiducia dei consumatori.

Per quanto riguarda invece il lavoro, l’Istat registra un aumento dei tempi di attesa per i lavoratori con contratto scaduto. A dicembre 2011 l’attesa, infatti, supera la soglia dei due anni (24,9 mesi) in aumento rispetto allo stesso mese del 2010 (14,5).

I consumatori, secondo l’Istat, temono un impennata della disoccupazione.