I volti di Medjugorje

Nel libro I volti di Medjugorje, l’autore Gianluca Lopresti ci propone, attraverso una straordinaria carrellata di immagini fotografiche, un quesito fondamentale che è paradigma strutturale di tutta l’opera: scienza e fede possono trovare un punto d’incontro per contribuire, seppur su piani differenti, alla ricerca della verità?

Lo scrittore, con un discorso che si avvale di profonde considerazioni teologiche e di un supporto estremamente realistico (immagini fotografiche), cerca, con analisi lucida e stringente, di dimostrare come scienza e fede non siano realtà obbligatoriamente antitetiche e come una visuale nuova e avvincente, (quale quella proposta nel saggio), possa liberarci da pregiudizi obsoleti e da ragionamenti arrugginiti.

Con metodo semplice, ma attento, così, il prof. Lopresti, dopo aver chiarito abbondantemente il suo pensiero sulla scienza, e aver precisato, alla luce della dottrina cristiana, che la realtà tecnologica è egualmente dono di Dio, fa giungere, il lettore di fronte a immagini che improvvisamente ed in modo sorprendente  aprono la sua mente ad interrogativi e riflessioni di grande suggestione.

E’ possibile che delle fotografie possano catturare una realtà che va al di là della dimensione fisica? Questa è la domanda che nasce spontanea dopo aver dato uno sguardo sommario al supporto visivo che costella il libro. L’autore, però, non tentato da fumose e inutili spettacolarizzazioni, ci propone il supporto fotografico al solo scopo di aiutarci a riflettere su un fenomeno che, lungi da dare dimostrazioni pragmatiche, vuole suggerirci una ricerca che aiuterebbe il teologo e lo scienziato ad un dibattito fattivo e fecondo. Al di là di quelle che possono essere le nostre soggettive impressioni, comunque, il testo ci offre un percorso nuovo per approfondimenti scientifici o teologici.

La ragione, si è detto nel passato, soprattutto sulla spinta dei filosofi illuministi, deve sempre contrapporsi a ciò che è indimostrabile, deve riconoscere solo ciò che è sotto i suoi lumi. I razionalisti stessi proponevano di non affrontare alcun argomento che non avesse un chiaro supporto scientifico, un ambito logico rigorosamente dimostrabile, relegando, di conseguenza, tutta l’esperienza religiosa all’ordine del metafisico, “fuori da ogni considerazione reale”. In questo scritto, invece, l’autore ci accompagna in un dialogo di fede che vuole proprio soddisfare anche i presupposti della ragione, quelle necessità intrinseche alla nostra logica che tutto vuole dimostrare.

Le foto che appaiono in queste pagine non sono un documento misterioso che si ammanta di contorni magici o paranormali. Tutto quello che l’autore mostra non accade senza motivo, avviene a Medjugorje, è legato. cioè, ad un luogo che diviene valenza privilegiata del soprannaturale. Sul Podbrdo, sul Krizevac, la presenza del sovrannaturale abbonda. Le vette dell’apparizione diventano, in queste foto, testimonianze sconcertanti di una presenza che oltrepassa la Natura.

Tutto questo, dice l’autore, può aver senso e giustificazione solo se crediamo che Maria abbia scelto le due colline per incontrare l’umanità, solo se esse sono luogo prescelto nel quale la Madre Celeste vuole incontrare i propri figli.

Dunque protagonista di questo testo non è l’immagine scattata dal prof. Lopresti, ma Medjugorje: è solo per questo motivo che un supporto elettronico, come una macchina fotografica, acquista la capacità di “catturare” immagini che altrove sarebbe impossibile captare. Evidentemente, dentro questo misterioso fenomeno, la dimensione spirituale si “affaccia” sulla realtà materiale solo per quella sovrannaturale concessione possibile in dei luoghi che mostrano una costante presenza del divino. Per questa ragione il testo dimostra, in modo mirabile, un possibile rapporto fecondo tra scienza e fede, senza incorrere in inutili tentativi dogmatici o apologetici che priverebbero tutto il lavoro di quella freschezza e di quella semplicità che è la caratteristica dominante di tutto lo scritto. E’ per  questo che il libro non dà valutazioni definitive, ma si propone esclusivamente di offrire una nuova prospettiva d’indagine.